Il nuovo consiglio federale della Lega si conclude con la richiesta del Viminale.
Sembra che le tensioni interne della Lega siano state messe da parte e che i leghisti avrebbero concesso al segretario del Carroccio un’altra chance per riprendersi la destra. L’opportunità è il prossimo governo e il fronte leghista chiede maggior peso per i suoi. In questo schema rientra la rinnovata richiesta del Viminale per Matteo Salvini. Ma le tensioni con la futura premier non si attenuano.
Salvini è “pronto ad agire per il meglio” ma intende al Viminale, sottinteso che non coglie Meloni e crede che l’alleato abbia rinunciato agli Interni. “Nessuna rinuncia, Salvini si è limitato a prendere atto della richiesta del partito” fanno sapere dalla Lega. A spingere per il Viminale è proprio il Consiglio federale che ha ribadito il pieno mandato al segretario. Per riconquistare la fiducia dei suoi Salvini deve andare in pressing su Meloni che non ne vuole sapere e al Viminale vuole un tecnico.
“Farò quello che serve” annuncia Salvini
“Farò quello che serve al Paese” dice in pubblico Salvini. Oltre agli Interni, alla Lega dovrebbe andare anche il ministero delle Riforme e autonomia, Agricoltura e Infrastrutture. Insiste anche sui suoi cavalli di battaglia del programma come flat tax e Quota 41, due argomenti che al momento sono fuori dai piani di Giorgia Meloni.
A termine della riunione anche il ministro Giorgetti battezza Salvini come “candidato naturale” del Viminale. Pare che l’unico modo per mettere a tacere le divisioni interne e le spinte secessioniste della Lega sia proprio avere un ruolo di spicco nel futuro esecutivo. Cosa che deve fare i conti con Fratelli d’Italia. In un video diffuso Salvini parla chiaramente degli obiettivi del partito: oltre a proteggere i confini, chiede di “sbloccare i cantieri fermi”, “riportare sicurezza nelle città”, e “applicare l’autonomia”, definita “fondamentale” se non essenziale per la Lega e per gli amministratori locali di peso come Zaia.
Per il governatore veneto la Lega dovrebbe riprendere anche gli altri ministeri che aveva durante il precedente governo: Sviluppo economico, Turismo e Disabilità. Nel consiglio federale non si è fatto cenno al progetto di Umberto Bossi, il “Comitato del Nord”.